come funzione liberatoria delle sue forti e spesso dolorose emozioni
Il bambino è molto più bisognoso di utilizzare l’elemento musicale rispetto a quello che crediamo perché maggiormente indifeso ed incapace di comunicare verbalmente ciò che prova nel suo intimo. Per lui “il linguaggio musicale diventa un linguaggio metaforico che ha un potere superiore rispetto al linguaggio verbale, poiché può avvalersi di diverse forme che a quest’ultimo sono negate” (Loria Natalina, Dal corpo allo strumento musicale, Roma, Ed. Scientiche Magi, 1999, p.11) anzi “il bambino con il linguaggio simbolico/artistico si trova in un contesto che può gestire autonomamente, decidendo quanto vuol rivelare esplicitamente o quanto vuole che l’adulto indovini, attraverso un gioco che ricorda molto da vicino quello di Pollicino. Ossia il bambino lascia delle tracce nella speranza di essere scoperto, perché spera di poter essere aiutato” (Binetti, Ferrazzoli, Flora, Ho paura, Roma, Ed. Scientiche Magi, 1999, p.67).
Tutti siamo ormai abituati a riconoscere nel disegno di un bambino ciò che lo turba o ciò che lo rasserena, come vede la vita e le persone intorno a sé, gli eventi e i desideri che colorano la sua esistenza. Ma anche nel mondo degli educatori professionisti o degli psicologi/psichiatri, allo stato attuale delle cose in Italia, non è ancora molto diffuso lo studio dell’interpretazione del suono prodotto dal bimbo né tanto meno è usato il sistema sonoro/musicale per lo sblocco della componente emozionale, salvo che in contesti molto specialistici dove sia presente la musicoterapia.